mercoledì 15 febbraio 2012

Le Prime pagine del mio libro


Per un atomo d’Amore                   Capitolo Primo
                  
Marzo timido sembrava volesse annunciare la nuova stagione.
Nella piazzola della piccola cittadina di provincia le vetrine ”leggere“ e trendy incoraggiavano le signore più audaci a entrare nei negozi e a “osare” mentre il freddo bizzarro frenava gli entusiasmi di un abbigliamento primaverile .
L’espressione soddisfatta di alcune di loro all’uscita di qualche boutique non sfuggiva certo allo sguardo curioso di Giulia che se ne stava lì seduta con la “politica” scusa di un caffè al tavolino del bar del centro - da ore ormai - ad “assaporare” le tante scene  come avrebbe fatto un bravo pittore intenzionato ad affidare gli attimi del suo “sentire” ad una tela.
“Assaporare” per Giulia equivaleva a “incorporare”.
Già … pareva quasi che questo suo modo di gustare le cose, con avidità, corrispondesse ad una forma particolare di sanissimo egoismo.

Giulia voleva vivere le emozioni ma senza dimenticarle.
Ogni volta che il suo cuore impavido si tuffava in qualche situazione nuova, si preoccupava immediatamente di offrire un supporto alla sua memoria, una traccia indelebile dell’emozione vissuta che ne avrebbe resa possibile la reminescenza anche a secoli di distanza.
 A tal fine aveva costruito sapientemente un “baule prezioso” nascosto in un angolo della “scatola cranica”.
Lì venivano custodite le tracce delle situazioni che avevano toccato le corde del suo cuore nonché della sua fervida immaginazione .
Quelle sensazioni erano “attimi essenziali” e dovevano  essere protette a tutti i costi  dal pericolosissimo meccanismo dell’oblio.
Osservare minuziosamente i particolari e farli propri … già … incorporarli nel senso che tutti i frammenti subendo una metamorfosi entravano a far parte del proprio corpo … Si … diventavano cellule sapienti!
Giulia sapeva riconoscere gli “episodi essenziali “ del vissuto quotidiano ed era molto brava a “strapparli” dal “qui ed ora” per renderli immortali  Che gioia soffermarsi sulle sensazioni suscitate dai piccolissimi particolari che ai molti sarebbero sembrati insignificanti.
Grazie a quei particolari Giulia creava con la fantasia un tatuaggio nella mente dalle sfumature molto diverse dal comune bluastro.
Giulia quella mattina era a caccia di oggetti preziosi e continuava ad osservare con la sua strumentale meticolosità. 
L’aria frizzante e finalmente ”nuova” investiva un po’ tutti.
Anche i signori non più giovanissimi,  seduti sulla panchina rinvigorita da qualche settimana da un verde brillante, sembravano attenti all’arrivo della nuova stagione e pareva che anche loro volessero accoglierla come si deve!
Qualcuno lasciava inutilizzato l’ultimo bottone della camicia; qualcun altro si  azzardava ad  accorciare le maniche della stessa fino ai gomiti.
In qualche caso questo gesto regalava un’aria insolitamente sportiva; in qualche altro caso l’esperimento si colorava di una tinta che andava verso il caricaturale.
Giulia si chiedeva osservando un “neo giovanotto” seduto poco distante da lei dove fosse finito il suo cappello che aveva ormai già prestato il suo servizio nelle giornate più fredde. Immaginava la casa modesta e pulita di uno sconosciuto probabilmente single o tristemente vedovo ormai già diventato familiare e con la fantasia correva giusto lì.
Trovato il cappello!
Se ne stava chiuso in un angolo dell’armadio cigolante nell’attesa sperata e fortunata di essere ripescato di lì a qualche mese.
Immaginava i colori di quel cappello talmente caldi da voler da soli proteggere dal freddo il capo del fortunato signore.
Giulia pensava ai colori della terra arsa dal sole … vissuta … cruenta e a  tratti arida  eppure infinitamente materna  e avvolgente …
Carichi del  dorato assorbito dai raggi del  sole e incredibilmente fecondi diventavano la  cornice di una natura selvaggia in grado di illudere l’olfatto di Giulia fino al punto da rendere possibile la percezione di  un odore acre … polveroso ma pulito …
Quella  “polvere di terra” Giulia la vestiva di cristalli minuscoli di rugiada marzuoli … piccoli ma tanto coraggiosi   da  riflettere la fioca luce dei mattini invernali …
Il caffè era finito da un pezzo.
venerdì,  il giorno del mercato rionale ed il bar aveva pochi posti a sedere.
Lo sguardo impaziente del cameriere tentò di riportare  Giulia alla realtà ma lei stava tentando di dare una forma ai suoi disordinati pensieri  in  una giornata unica e speciale perché regalata a se stessa.
Giulia vedeva il mondo regolato da una particolarissima e fluorescente reazione  atomica;  era convinta che gli atomi  che compongono le cose e soprattutto le persone attraverso una sorta di  reciproco riconoscimento  si attraggono fino ad  aggregarsi ed era convinta che gli atomi della stessa natura incontrandosi ed aggregandosi rafforzavano le diverse identità originarie delle persone ma da soli non avrebbero potuto spiegare la straordinaria esperienza dell’Amore .
 L’Amore come lo intendeva Giulia era frutto  di fusioni e “intrecci vitali ” nonché di assoluta esclusività … insomma un processo attraverso cui e per effetto del quale sarebbero nati  nuovi esseri … ben diversi dai precedenti!
Una rarità l’incontro con l’altra esatta metà …  solo un colpo di fortuna avrebbe potuto condurre  il detentore degli atomi giusti nella corretta direzione; un autentico miracolo l’incontro con colui che avrebbe fatto saltare i timpani di Giulia con un BOOM!
Quante volte Giulia aveva fantasticato questo rumore assordante … fino a sognarlo ad occhi aperti! Nei momenti di profonda solitudine la sua fantasia aveva quasi prodotto  un’allucinazione uditiva …. e intanto .. regnava purtroppo ancora il silenzio ed anche quello ormai Giulia lo avvertiva assordante.







martedì 14 febbraio 2012

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